Questa la lettera scritta all'Autorità napoletana
Un nostro associato della Sardegna xxxxxxxx, ci informa in merito a Vostre
contestazioni sulla tenuta del registro di stazione.
E' assai probabile che i difetti e le manchevolezze riscontrate corrispondano
a verità, tuttavia la domanda che si pone il direttivo della nostra
associazione è come sia possibile tanto accanimento nei confronti di piccole
emittenti dove, solitamente, il solo proprietario, lavorando ininterrottamente
tutto l'anno riesce a trarre appena appena il necessario per vivere.
Nel caso specifico poi vengono rivolte contestazioni rispetto alla
programmazione notturna cioè quella che va al di là delle 64 ore settimanali
secondo quanto sarebbero previsti dai concessionari e come ben sappiamo - tra
l'altro - concessionari di Radio e televisioni in Italia non ce ne sono mai
state per l'impossibilità di assegnare le frequenze di trasmissione (legge
223/90, articolo 34 comma 5).
L'Autorità garante, che tutto garantisce - specie l'imperversare delle grandi
imprese come Rete 4 di Mediaset tenuta illegalmente in "surplace" - meno che
il diritto dei cittadini di esercitare il diritto costituzionale di esprimersi
e di svolgere una conseguente onesta attività lavorativa, è perfettamente a
conoscenza che il settore è assillato da una congerie di regolamenti e leggi
obbrobriose, contraddittorie e largamente incostituzionali.
Purtroppo, non sempre è facile ottenere giustizia dai giudici amministrativi,
anche se esauriti tutti i gradi di giudizio italiani, potremo accedere
finalmente alla Corte di giustizia delle Comunità europee sperando che
finalmente vengano riconosciute le ragioni dell'emittenza locale.
Ritornando alla questione delle sanzioni ai danni delle microimprese, non si è
tenuto conto che il titolare di esse è contemporaneamente, programmatore,
tecnico, amministratore, annunciatore e parafulmine di tutti gli inconvenienti
che possono capitare ad una ditta individuale; come non tener conto che leggi
e regolamenti sono ritagliati a modello di grande impresa, completamente fuori
dalla realtà e dall'economia di una emittente locale?
Nel "verbale" che è stato contestato al nostro iscritto, si chiede perfino
l'origine di un programma che ha trasmesso, la sua durata, domande che
presupporrebbero un lavoro a tempo pieno dedicato in totale funzione della
copertura burocratica e amministrativa.
Lo si invita poi a contestare eventualmente la sanzione presso il Tar del
Lazio: nella pratica, per evitare di pagare 4 milioni di vecchie lire di
"multa" dovrebbe sperderne 10 di spese di Tar e avvocato!
Tutto ciò è addirittura risibile e non sta in piedi; voler applicare ad ogni
costo norme repressive merita quanto meno un ripensamento: le emittenti locali
(un bene a valore aggiunto sociale che doveva essere accuratamente protetto
dall'Autorità presieduta dal professor Enzo Cheli, invece di essere colpito)
sono quasi interamente scomparse, assorbite da organizzazioni radiofoniche e
televisive parassitarie (con il registro di stazione magari in perfetto
ordine!) che concepiscono l'etere esclusivamente come un mezzo per far soldi.
E questo che l'Autorità garante desidera? Dare ancora più potere a che già
troppo ne ha?
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