UN
DISCIPLINARE IN CONTRASTO CON LA COSTITUZIONE
UN'AUTORITA'
DI BOCCA BUONA
I
livornesi hanno fama di grandi burloni ma a giudicare il comportamento di due loro
illustri esponenti, si direbbero anche particolarmente dotati di apparato digerente a
prova di sasso. Enzo Cheli, presidente dell'autorità per le comunicazioni, invece di
assicurare in primo luogo il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione e quindi il
diritto di comunicare, mostra di perseguire obiettivi opposti, ingoiando, impassibile, uno
dopo l'altro, velenosi rospi smeraldini; anche il capo dello Stato Ciampi, grande
economista, anch'egli livornese, non si è per nulla guastata la digestione visitando
gioiosamente il quartiere generale della Nato che per 78 giorni ha disposto di scaricare
ogni tipo di ordigni esplosivi su di un paese europeo praticamente privo di mezzi di
difesa tecnologicamente adeguati. Ma torniamo al primo le cui gesta ci interessano
particolarmente. Se ben ricordiamo, uno dei primi a proporre di istituire le "Autority"
fu Walter Veltroni insieme a tante altre "pazze idee"; nessuna sorpresa quindi
se l'"Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni" (si notino le numerose e
tronfie maiuscole della denominazione ufficiale), istituita dalla legge 249 del
31.07.1997, si presenta come una ennesima disgrazia nazionale. Insieme ad altre
"autorità", questa di Cheli sulle comunicazioni che ha sede a Napoli è fatta
oggetto di una indagine della 1a Commissione affari costituzionali della camera dei
deputati che ha rilevato la inutile e costosa sovrapposizione di compiti autorità-ministeri,
intuendo lo spessore delle forze oscure che agiscono dietro di essa come ben documenta in
questa stessa pagina anche Elio Lannutti dell'Adusbef, l'associazione forse più
prestigiosa esistente nel nostro paese.
Comunque
Enzo Cheli lasciava ben sperare per il suo passato di giurista, ed eravamo pronti a
scommettere (mai commettere tali imprudenze) che posto di fronte ad un documento come il
"disciplinare" di cui si parla abbondantemente in questo numero del giornale, la
sua indignazione si sarebbe manifestata in modo esplosivo. Lo immaginavamo esclamare di
fronte alla sua pletora di vili burocrati: "Pretendo regole che siano capite da tutti
e non interpretabili solo da giuristi, eppoi, volete che mi ponga al livello di un Mammì
o di un Giacalone qualsiasi proponendo tutta una serie di ostacoli al rilascio delle
concessioni per le emittenti locali invece di equipararle finalmente a comuni mezzi a
stampa, fatte salve le naturali differenze tecniche? Io, secondo voi, dovrei firmare
un documento che impone a emittenti di provincia di fornire garanzie per centinaia di
milioni e piani di investimento per i prossimi sei anni, nonché una incostituzionale
tassa sulla manodopera? Ma scherzate"? Invece, indignazione zero. Enzo
Cheli, non ha
provato nessun disagio né senso di nausea, anzi, ha digerito tutto senza problemi, con il
ruttino.
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