Fermiamo
l'Autorità
di Napoli!
Se
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni non verrà ridimensionata per
tempo DA UNA DENUNCIA CHE IL CONNA STA PREPARANDO, o dalla stessa generalità
delle emittenti che riuscissero a trovare un momento di intesa, finirà per
compiere una azione talmente mefitica, alla fine della quale non resteranno in
piedi neppure coloro che oggi pensano di essere favoriti dal caotico stato di
cose.
Il
criterio con cui agisce è il medesimo che ha condotto al rilascio delle licenze
UMTS: chi può vantare una maggiore copertura finanziaria vince.
Se
tale principio ha una sua validità nel caso di grandi aziende che si
ripromettono di trarre grandi remunerazioni rispetto al capitale investito,
applicato alla emittenza locale, AD UN SETTORE IN PROFONDA CRISI, equivale ad un
nodo scorsoio.
La
"prova del nove" viene dalla concezione con cui è stato concepito il
"disciplinare" per le televisioni. Un equivoco infernale: emittenti
commerciali che hanno dovuto stravolgere il proprio stato dichiarandosi ciò che
non erano, ditte individuali costrette a costituire società a responsabilità
limitata o a svendersi per poche lire, il tutto per ottemperare ad un
"disciplinare" completamente fuori dalla Costituzione e dalla legalità.
Questa
Autorità deve essere fermata nelle sue asfissianti manovre, Enzo Cheli, con la
sua faccia di pietra non doveva armeggiare solo con telefonici e pay tv, era
compito semmai dei suoi "commissari" trovare spazi identici per tutti
i rami delle comunicazioni, nessuno escluso, e aveva il compito di far cessare
le gravi turbative di mercato, AVOCANDO IMMEDIATAMENTE LE INDAGINI DI ASCOLTO
tutt'ora realizzate a pagamento da ditte private. altro che insediare una
Commissione il luglio scorso - senza che peraltro non se ne sappia ancora nulla
- DOPO CHE IL CONNA AVEVA RILEVATO LA "DIMENTICANZA", SEGNALANDOLA SUL
NUMERO DI GIUGNO DI NUOVE ANTENNE.
Quando
lo abbiamo conosciuto per la prima volta a Napoli all'atto del suo insediamento,
avevamo sperato avesse una funzione equilibratrice; lo avevamo visto come un
alto difensore di diritti fondamentali, un delegato del Capo dello Stato che
come è noto è il massimo garante della Costituzione, e in lui riponevamo
grandi speranze di giustizia. Ora, non rimane che sperare in una sua profonda e
immediata autocritica, in alternativa alle sue dimissioni e all'interdizione di
quell'organismo ormai parassitario che presiede.
|