UNO
SCANDALO AL CONSIGLIO DI STATO
I
magistrati dei Tar, in particolare quello del Lazio che è il più importante
del Paese, sono scesi sul terreno di lotta scioperando contro l'attuale assetto
del Consiglio di Stato che ci è stato descritto da alcuni di loro come un
organismo "Ammazza sentenze".
Noi
del Conna, in quanto associazione di categoria e quindi dall'esterno (sia pure
relativamente) delle controversie giudiziarie, da anni avevamo notato lo strano
comportamento del "Consiglio di Stato" un organismo dal nome
prestigioso e altisonante, di grande influenza in merito al pareri - RITENUTI
INAPPELLABILI - che gli richiede principalmente l'Amministrazione, e in tanti
casi ci eravamo domandati come il Consiglio di Stato avesse potuto esprimersi in
modo avverso a sentenze dei Tar che ritenevamo a lume di buon senso giuste,
legittime ed equilibrate.
Ora
lo sappiamo, e ce lo indicano i duecento magistrati in sciopero, preoccupati per
l'indipendenza della stessa giustizia amministrativa che hanno identificato una
situazione equivoca, legata ad un notevole numero di magistrati del Consiglio di
Stato che contemporaneamente svolgono funzioni di consulenza per il governo.
Sembra
di sognare! Chissà quante volte sarà capitato che il Ministero delle Poste (o
delle comunicazioni) ha chiesto un "parere" ad un suo consulente,
contemporaneamente magistrato del Consiglio di Stato, dal doppio stipendio, che
magari lavorava nello stesso ufficio del collega che in seguito si sarebbe
espresso in merito ad una sentenza "scomoda" deliberata in precedenza
dal Tar!
Il
ministro della funzione pubblica Franco Bassanini ha capito subito l'enormità
della cosa e si è messo freneticamente in moto per tamponare la vistosa falla,
mostrando intanto di voler soddisfare la parte accessoria delle richieste dei
magistrati dei Tar, ossia l'aumento degli organici mediante l'assunzione di
nuovi magistrati ed un miglioramento dei servizi informatici.
Giunti
a questo stadio della vertenza, non vorremmo che i Tar si accontentassero di
miglioramenti e di palliativi rinunciando a reclamare l'imparzialità del
Consiglio di Stato di cui sarà necessario verificarne passo passo l'operato a
tutti i livelli affinché ritorni ad essere attendibile: inappellabile sì, ma
lontano dalle convenienze dei suoi addetti.
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