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I
fatti ancora una volta confermano le nostre previsioni; lo scetticismo dei
tecnici Rai espresso recentemente in merito ad una rapida affermazione del
DAB riprende ciò che abbiamo scritto più volte su Nuove Antenne: tutta
l'attenzione possibile deve essere riservata alle nuove tecnologie, ma con
i tempi giusti, facendo tesoro degli errori (per fortuna degli altri) del
passato: dieci-dodici anni fa, per esempio, già affermavano
"esperti" inesperti, che di lì a poco le trasmissioni da
satellite avrebbero soppiantato quelle terrestri, quindi era inutile
disputarsi le frequenze in Fm con battaglie di "retroguardia"
condotte dal Conna.
Anche
quest'anno, in seno alle attività svolte dall'Autority per le
comunicazioni, il Comitato per lo Sviluppo dei Sistemi Digitali, di cui mi
onoro di far parte in rappresentanza della nostra Associazione, ha svolto
l'arduo compito di mettere insieme gli elementi per la redazione del
"famoso" Libro bianco del radiofonico digitale terrestre, ormai
di prossima pubblicazione. Una
serie di riunioni tenute a Napoli presso la sede e a Roma in via delle
Muratte fra i rappresentanti delle maggiori realtà significative del
settore (Associazioni delle Emittenti, Rai, Ministero delle Comunicazioni,
Università La Sapienza, Fondazione Bordoni, Network Radiofonici, Anie) e
naturalmente dell'Autorità, hanno prodotto un documento finale utile ad
orientare organi di Governo e lo stesso Ministero delle Comunicazioni alla
formulazione del nuovo Piano di assegnazione delle Frequenze per la
radiodiffusione numerica terrestre. I
lavori si sono stati svolti da vari gruppi: Gruppo
A sulla qualità del servizio; Gruppo
B sulla pianificazione delle frequenze e dei siti e scenari possibili; Gruppo
C sugli apparati di ricezione e trasmissione e sulle architetture di rete e
dei vari sottogruppi mirati alla definizione di dettagli tecnici e di
mercato. L'attività
del Gruppo C ha posto in evidenza come da parte dei costruttori di
autoradio di maggiore diffusione esiste la disponibilità ad abbassare di
molto i costi dei ricevitori fino a cifre ragionevoli per l'utente
consumatore. Individuata
la fase di avvio del sistema per esempio, un apparato dal costo attuale di
un milione e mezzo di lire, in presenza di un maggiore assorbimento da
parte del mercato, potrebbe scendere a circa 300.000 lire. I
pareri raccolti dalle associazioni di emittenti - in particolare la nostra
- sono stati indicatori di una disponibilità per un piano di start-up
purché, nella pratica, emerga da parte degli organi di Governo la reale
intenzione di creare le migliori condizioni sia a livello regolamentare
che finanziario perché altrimenti è praticamente impossibile comporre un
Business-Plan, cioè un modello finanziario che contempli rientri
significativi inferiori ai sei anni di attività e promozione. Per
quanto riguarda i fabbricanti di apparati di alta e bassa frequenza,
occorre porre in evidenza il fatto che in Italia alcuni costruttori di
primo piano possiedono già la tecnologia per la trasmissione e la
distribuzione dei segnali DAB-T anzi, esiste una produzione ed una
distribuzione di tutti i componenti di sistema sul mercato estero ed in
particolare in alcuni paesi europei dove già esiste la trasmissione DAB.
In Italia, è bene ricordare che la Rai ha già effettuato la
sperimentazione di alcuni impianti in città importanti come Torino,
Palermo, Pescara, ecc..; il Club Dab Italia è in attività con alcuni
impianti nella zona Torino-Milano; il Club Eurodab ha iniziato la
sperimentazione nel Lazio, ma il problema che determina comunque il
rallentamento della fase di avvio del sistema è insito nella stessa
natura del sistema: la risorsa dello spettro. Le
Bande utilizzabili sono: Banda
I:47-68Mhz; Banda
L:1452-1467,5 Mhz. con
modalità che possono variare per la qualità, da modo I a modo IV. Le
reti possono essere composte in modalità SFN (single frequency network) o
MFN (multi frequency network). In
Italia esiste solo una esigua possibilità di utilizzo dello spettro. In
Banda I operano la Rai e alcuni ponti radio privati, in Banda FM operano
le emittenti (in alcuni paesi tale banda è libera), in Banda III operano
la Rai e alcune TV private. Gli
unici spazi disponibili sono nell'intercanale TV (es. blocco 6A tra il
canale D VHF e il canale E VHF, non attivabile per le possibili
interferenze al canale E per 200Khz, ciò vale per i blocchi 7B e 8C. L'unico
blocco libero, in quanto a spazio, è il 9D, tra il canale G e il canale
H, non sufficiente per tutti. Occorre tener conto, al fine di esaminare
tali induzioni, che il segnale DAB occupa 1,536 Mhz e 2,048 Mbit/sec di
velocità per 6 SLOT di programmi in modo I che consente di ottenere un
audio di qualità D se non superiore. In
Banda L, ammesso che esistano degli spazi disponibili, a parte i ponti
radio e video, i radars, ecc. la
copertura delle aree è molto più ridotta rispetto al VHF perché
occorrono più impianti con inevitavìbile lievitazione dei costi.
Insomma, il sistema in banda M è simile a quelli dei cellulari GSM,
impensabile da realizzare da parte delle emittenti private - anche se
grandi - per i costi elevati che comporta la copertura di aree più
estese. Il
gruppo B e i vari sottogruppi si è occupato finalmente di un problema
cruciale: la ricerca dei siti di trasmissione. L'elaborazione di uno
schema di piano di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione
sonora in tecnica numerica pertanto si è svolta attraverso le seguenti
fasi: 1)
definizione dell'insieme dei siti candidati; 2)
definizione delle reti ottimali di riferimento: 3)
descrizione di una serie di "scenari" possibili. Il
lavoro svolto dal Comitato nel suo complesso si è rivelato di vitale
importanza; finalmente è stato elaborato un insieme dei siti, circa 4000,
estrapolati da un totale nazionale di circa 16.000. Il
metodo seguito è stato basato sull'eliminazione dei siti uguali, quelli
errati, e comunque quelli considerati nei dieci secondi d'arco, ossia,
sono stati riuniti i siti a distanza di poche decine di metri nella stessa
postazione. Si è tenuto conto altresì dei siti esistenti del piano
Televisivo, e anche di nuovi non esistenti, ossia luoghi con buone
caratteristiche trasmissive che attualmente non ospitano impianti. Si
è arrivati così alla prima formulazione di una rete teorica pianificata
a livello nazionale, una rete di riferimento, sulla quale poi, si è
costruito tutto il piano. L'attività
del Comitato è proseguita poi nell'analisi delle tipologie di rete (SFN,
MFN, K-SFN), Tipologie del Servizio (Reti Nazionali, Regionali e Locali),
Tipologia della ricezione (fissa, portatile "indoor", mobile)
con probabilità di copertura e la composizione dei campi. Si
è addivenuti così alla creazione di un modello di previsione del campo
elettromagnetico con l'introduzione di un algoritmo e il suo relativo
flusso, giungendo poi alla considerazione delle coperture anche su bacini
naturali. Il
risultato di tali analisi ha individuato tre ottime reti: a)
Rete VHF SFN Nazionale; b)
Rete VHF 2 SFN Nazionale; c)
Rete Banda L 3 SFN. Naturalmente
tali reti sono scalabili a livello regionale e locale e ognuna è composta
da un numero finito di siti candidati. La
rete VHF che garantisce la copertura del 96,8% della popolazione,
dell'85,5% del territorio, del 95,0% delle Autostrade, dell'89,6% delle
strade è composta di 589 siti. La
stessa rete composta di 614 siti diventa 2 SFN e copre 98,3% della
popolazione, l88,3% del territorio, il 96,0% delle autostrade, il 91,5%
delle strade. La
Rete in Banda L che garantisce la copertura del 94,4% della popolazione,
del 77,6% del territorio, del 01,0% delle autostrade, dell'84,4% delle
strade è composta di 1092 siti. A
livello locale la decomponibilità comporta naturalmente un aumento del
numero dei siti per l'ottenimento degli stessi risultati. Comunque, il
risultato più eclatante è venuto dalla considerazione che sono
sufficienti appena 59 siti per ottenere la copertura del quasi 80% della
popolazione e del 53% del territorio: dato interessante soprattutto per le
reti regionali o provinciali da sempre appannaggio delle emittenti locali. A
questo punto sorge spontanea una considerazione; il sistema DAB-T si
presta per la sua molteplicità e la sua modularità più ad una
diffusione ad opera delle emittenti locali che di quelle nazionali. La
partita del DAB-T potrebbe quindi essere giocata dalle radio private con
successo, ovvero di potrebbe colmare il divario che esiste tra le radio
locali e quelle di grandi dimensioni, purché da parte degli imprenditori
ci sia la volontà di ottenere questo risultato: una emittente locale che
mantiene attivi una media di dieci trasmettitori, se ne aggiungesse uno in
più, in compartecipazione con altri, (minimo cinque partners), pensiamo
che non andrebbe incontro a problemi economici insormontabili. Comunque,
lo spirito consortile è essenziale nella fase di avvio per rendere
vincenti le varie operazioni, e sarebbe molto vantaggioso instaurare una
collaborazione con emittenti nazionali come l'azianda Rai, che potrebbe
operare in fase sperimentale con le private locali. La pubblicazione del
Libro Bianco pertanto è fondamentale al fine di procedere in tempi
accettabili. Come
membro del Comitato per lo Sviluppo dei Sistemi Digitali, ringrazio i miei
colleghi per i contributi di studio presentati e i componenti dell'Autorità
per le Garanzie nelle Comunicazioni che hanno profuso esperienza energie e
dedizione per l'ottenimento del miglior risultato. Giuliano Marsili |