ASCOLTI DA CAPOGIRO CON
RILEVAZIONI ADDOMESTICATE
di Claudio Patrizi
La cosiddetta liberalizzazione dell'etere con l'avvento delle reti private
nazionali (ora legalizzate, ma sorte in totale violazione delle normative
allora vigenti), ha determinato un impoverimento generalizzato dei contenuti
delle trasmissioni televisive e radiofoniche, salvo rare eccezioni.
Le prospettive di sviluppo nel nostro Paese di momenti e luoghi (le radio e le
tv locali) grazie ai quali diffondere notizie legate al territorio, la
possibilità di confronto costruttivo tra cittadini, la creazione di centri di
aggregazione sociale determinate dalla Sentenza della Suprema Corte sono
andate via via scemando, favorendo le concentrazioni in poche mani delle quasi
totalità dell'informazione nazionale.
Le piccole, autentiche radio e tv di provincia che con i loro programmi, a
volte mal confezionati tecnicamente e magari condotti in modo tutt'altro che
impeccabile da improvvisati giornalisti, davano un contributo estremamente
positivo al crescere di una comunità o semplicemente al confronto delle idee.
Esperienze di questo genere oggi sono state costrette al silenzio a causa di
oneri impossibili da rispettare, dettati da leggi incostituzionali concepite a
tutto vantaggio delle reti nazionali e con l'obiettivo di imbavagliare il
numero più alto di voci libere.
Chi non ricorda le trasmissioni con le telefonate degli ascoltatori in diretta
ormai quasi del tutto scomparse nelle grandi città, radio popolari a base di scambio di salutini che evidentemente
erano una necessità proveniente dal basso, le canzoni napoletane strappacuore
che avevano un pubblico di appassionati morbosamente attaccati al loro
conduttore? Ebbene, noi che talvolta le criticavamo, ora invece le
rimpiangiamo!
Si sono spente delle voci che avevano un loro seguito, sicuramente maggiore
delle finte reti nazionali che sbandierano ascolti da capogiro grazie alle
rilevazioni addomesticate delle agenzie quali Audiradio e Auditel, le quali
ignorano completamente chi non figura tra i propri iscritti.
E che dire delle tv nazionali? Ormai i programmi peggiori sono inseriti nelle
fasce di maggiore ascolto e si assiste al paradosso che nel medesimo momento
le reti Rai e le reti Mediaset propongano la stessa tipologia di trasmissioni,
quasi come volersi sfidare tra le loro rispettive proposte-spazzatura.
Parallelamente alla tv generalista viaggia la tv a pagamento, con tanti bei
canali tematici di sicuro interesse, ma destinati esclusivamente a chi si può
permettere un canone mensile supplementare assai oneroso.
Per giunta, programmi realizzati dalla Rai, finanziati da noi cittadini, sono
finiti nelle mani appunto della pay tv. Il programma Raisat Album, infatti,
che ripropone tutto quel che di buono si è prodotto in tanti anni di tv di
Stato (le varie Canzonissima, le inchieste di Nanni Loy, programmi con ospiti
del calibro di Fabrizi, Toto', Gassman) è disponibile esclusivamente a
pagamento. E' un'assurdità che si debba pagare" di nuovo per poter tornare
indietro nel tempo, allontanandosi per un momento dalla tv gridata, dalla tv
fotocopia, dalla tv-spazzatura!
Il Ministro Gasparri recentemente si è eccitato nell'affermare che con
l'avvento della tv digitale potremo disporre di ben 150 circa reti nazionali,
ma forse ha dimenticato di dire che senz'altro la maggior parte di queste
saranno criptate. I propositi del futuro delle comunicazioni saranno quelli di
una tv come business che offrirà prodotti di alto livello(?), ma nello stesso
tempo questi li riserverà esclusivamente ad un'elite di utenti. Tutti gli
altri dovranno "arrangiarsi" con quel che c'è di disponibile. Quanto sono
lontani gli anni 1975/76!
Claudio Patrizi
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