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IL CONDOMINIO MONTECAVO
di Bruno De Vita *

Finalmente l'articolo 4 della legge 223/90, la famigerata legge Mammì, ha trovato la sua prima applicazione. L'ha trovata a Monte Cavo Vetta, nel comune di Rocca di Papa per l'area di servizio di Roma.
Nella legge 223/90 vi erano regole negative e penalizzanti per le emittenti locali, specie se piccole, non protette perché libere e difficilmente controllabili dai grandi poteri costituiti.
E come la storia di questi anni ha dimostrato esse sono state applicate tutte lasciando come unica difesa migliaia di ricorsi ai TAR, per vedersi riconoscere il diritto all'esistenza ed al dire la propria opinione.
C'era, però, anche qualche buona norma, quale l'articolo 4, teso a liberare le emittenti locali dai tanti ricatti speculativi messi in essere dai detentori dei siti di trasmissioni sulle varie montagne. Ma questa norma fu subito sospesa. Poi riattivata nel 1996. Ma, anche se pienamente vigente, fino ad ora mai applicata dai vari Comuni italiani, anche se ne avevano l'espresso obbligo. Per cui nei luoghi definiti "siti di trasmissioni" vi erano allora e vi sono ancor oggi situazioni al limite del grottesco.
Le emittenti erano costrette e sono ancora oggi costrette a pagare cifre esose al mese per qualche metro di terreno. Senza alcuna motivazione sostanziale, se non quella di essere obbligate a trasmettere da quel luogo e quindi essere oggetto di speculazione da parte dei detentori di quelle aree.
A volte gli speculatori sono i proprietari dei terreni. In molti casi, invece, sono dei "troppo furbi" che approfittando dell'inerzia dei Comuni, proprietari dei terreni, si vestono dei panni di occupanti, non si sa bene a che titolo, ed impongono balzelli molto onerosi per le emittenti. Finalmente, seppur dopo sei anni, l'articolo 4 della legge Mammì ha trovato la sua prima applicazione in uno dei siti di trasmissione più importanti d'Italia, quale è il Monte Cavo.
Il Comune di Rocca di Papa, proprietario di gran parte delle aree su cui sono allocati i tralicci ed i box di ricovero degli apparati di molte delle emittenti radiofoniche e televisive che trasmettono sull'area di servizio di Roma, ha riconosciuto alle emittenti che ne avevano fatto domanda sin dal 1996 il diritto di superficie sulle aree su cui insistono le attrezzature.
Lo ha fatto mediante la firma di una transazione/convenzione con una apposita associazione costituita fra le emittenti presenti nel sito denominata "Condominio Monte Cavo".
Il diritto di superficie, come per altro precisato dalla legge, viene ovviamente riconosciuto alle singole emittenti. Alle quali però vengono richieste alcune garanzie che esse si sono impegnate a rispettare collettivamente appunto per il tramite della associazione firmataria della transazione/convenzione. Le garanzie oggetto dell'accordo, come è facilmente immaginabile, attengono essenzialmente alla sicurezza dell'area concessa, alla sua recinzione, alla pubblica incolumità, al controllo dell'accesso limitato ai soli addetti ai lavori, come anche al controllo della radiofrequenza globale emessa e possibilmente con piani di risanamento per poter diminuire i livelli attuali dell'inquinamento radioelettrico. E' previsto, ovviamente, anche un canone annuale il cui importo è molto lontano da quelli speculativi praticati nei vari siti di trasmissione. Questo fatto, al di là di quanto interessa le emittenti radiotelevisive romane ed il Comune di Rocca di Papa, assume un valore di estrema rilevanza per tutto il settore e per tutti i siti sparsi per l'Italia.
Innanzi tutto, con questo esperimento, si è dato inizio ad una fase di collaborazione fra le emittenti e le amministrazioni locali tesa alla razionalizzazione dei servizi ed alla tutela dei diritti e della incolumità dei cittadini. Si trasformano il ruolo ed i comportamenti delle emittenti nei siti, da soggetti passivi vessati ed al tempo stesso disinteressati ai destini delle aree in soggetti attivi che nel realizzare economie di scala al contempo garantiscono un miglior servizio con un minor impatto ambientale. Si dà ai Comuni quel ruolo di pianificazione e di controllo del territori che gli spetta. Forse si inizia con il piede giusto quel lungo percorso che dovrà portare alla realizzazione del nuovo piano dei siti. Infatti le condizioni preliminari ed imprescindibili per poter iniziare questa trasformazione sono proprio il costruire un convincimento diffuso della maturità e serietà del settore quale interlocutore credibile delle autonomie locali, nonché la sdrammatizzazione della questione non tramite la negazione del problema, quanto piuttosto dimostrando e praticando le molteplici possibilità tecniche di riduzione e risoluzione del problema. Ci auguriamo che un siffatto accordo possa essere preso ad esempio e trovare applicazione in molti siti italiani.

*  (Segretario del Conna e presidente del Condominio Monte Cavo)

 


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