LA PIRAMIDE
La stabilità delle piramidi è
esemplare per quel po' po' di base che hanno rispetto a tutto il resto, ed è
strano che non siano state prese a modello nell'uso comune come massimo
esempio di stabilità (di una persona di una ditta ecc..).
Se invece pretendessimo di far poggiare una piramide sul suo vertice, anche se
appiattito, otterremmo la massima instabilità, l'effetto di un binocolo
capovolto, molto simile alla questione dei cosiddetti "diritti connessi" a
quelli legittimi degli autori.
Approfondiamo la similitudine.
Tutto ebbe origine nel 1941 all'atto della emanazione sul diritto d'autore
durante gli anni oscuri della guerra dove l'industria per buona parte era
stata convertita alla produzione di armi eccetto quella che consentiva ai
cittadini di sopravvivere.
Si può immaginare in quale minuscola nicchia marginale erano relegati - in
epoca di fonografi a tromba - i pochi coraggiosi presenti che sperimentavano
lo stampaggio dei pesanti dischi a 78 giri riproducibili mediante un diaframma
con puntina d'acciaio senza ausilio della amplificazione elettronica del
segnale.
Pionieri di questo tipo, molto simili a quanti molto più tardi daranno vita
alle prime radio e televisioni locali valendosi di mezzi di fortuna, potevano
essere solo sostenuti e premiati con agevolazioni e provvedimenti di legge. E'
così che la loro lobby che si estese in tutto il mondo (queste ultime spesso
nascono ancora prima che una categoria si affermi) ottenne di inserire un
passo nella legge 633 del 22 aprile del 1941 che riconosceva, si badi bene, al
"produttore di disco fonografico" o "di altro apparecchio analogo riproduttore
di suoni e di voci" un compenso.
Con il passare degli anni - leggi tante se ne fanno e poche se ne abrogano -
la lobby dei discografici, divenuta forza economica di penetrazione sui
governi, poco per volta riuscì ad aumentare a dismisura questo suo "diritto".
Hanno finito così per stratificarsi su di una piramide rovesciata vari
"aggiornamenti" basati sui pochi elementi inconsistenti della legge 633/1941
che hanno inteso comprendere tutto, financo le intenzioni, aprendo la strada
alla creazione di associazioni e società per la percezione di presunti
"diritti". L'illegittimità
della situazione balza evidente: Il riferimento al fonografo (dischi
fonografici) intanto pesa come un macigno; ben difficilmente un giudice
imparziale potrebbe paragonare un 78 giri, cioè il prodotto dell'invenzione di
Tommaso Alva Edison del 1877 alle cassette a banda magnetica e tanto meno ai
moderni Cd e Dvd.
E quanto agli apparecchi riproduttori di voci e suoni, il riferimento era
rivolto chiaramente ai fonografi mossi da congegno a molla e non certo a
registratori magari di immagini video. Che il gigante avesse i piedi di
argilla probabilmente ne sono a perfetta conoscenza coloro che oggi - senza
neppure avvertire - si presentano scortati dalla Guardia di Finanza -
sottratta a compiti ben più importanti - pretendendo balzelli sul fatturato di
radio e televisioni; essi, più che su norme di legge sgangherate e fatiscenti
allargate a dismisura nel tempo, contano su stuoli di avvocati agguerriti in
grado di dimostrare l'indimostrabile.
Se privilegi del genere si estendessero ad altri campi, ne vedremmo delle
belle: per esempio, se i produttori di automobili riuniti in associazione
pretendessero per legge di percepire una speciale tassa tutte le volte che
sulla loro auto trasportano persone estranee al loro giro familiare, cosa
succederebbe?
Una vessatoria del genere neppure uno stuolo di principi del foro allievi di
Bartolomeo Colleoni riuscirebbe a farla digerire ad un giudice anche se
distratto.
Si deduce da queste considerazioni che ancora una volta si è di fronte a fatti
da affrontare in sede giudiziaria, chiedendo nel frattempo alla Guardia di
finanza di interrompere le sue irruzioni considerati i forti dubbi di
incostituzionalità che gravano sull'intera questione, nonché un suo intervento
in sede istituzionale che segnali prossima l'impossibilità di agire per il
continuo proliferare dei pretendenti dei cosiddetti "Diritti connessi". Fino a
questo momento i responsabili delle piccole imprese hanno cercato
accomodamenti "all'italiana", sconti sulle sanzioni e seguenti
contratti-ricatto. Le imprese maggiori devono invece denunciare con forza le
norme truffaldine chiedendone l'abrogazione.
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