UNA LEGGE INAPPLICABILE
MAURIZIO GASPARRI E IL '66
Non è l'anno di nascita del ministro che è della "classe di ferro" 1956,
ma il numero di una legge ereditata dal Centro-Sinistra e dalla sua infelice
gestione del Ministero delle comunicazioni.
Gasparri non sa come liberarsi da una situazione difficilissima che avrebbe
potuto risolvere molto semplicemente abrogando due norme palesemente
incostituzionali: la prima obbliga anche le microimprese a conduzione
familiare che gestiscono una radio locale a trasformarsi in società di
capitali, la seconda costringe le medesime ad assumere due dipendenti.
Il ministro, preso dai mille impegni che egli stesso si crea, non ha ancora
trovato il tempo per spazzar via le due scandalose imposizioni, ben sapendo
che la legge 66 del marzo 2001 è inapplicabile. Essa, infatti, fa
riferimento all'accertamento dei requisiti per poter proseguire l'attività
che non possono essere difformi da quelli stabiliti all'atto del rilascio
delle "concessioni" avvenuto nel 1994, altrimenti non si sarebbe dovuto
parlare di "Prosecuzione dell'attività", ma di "Rilascio di nuove
concessioni".
Il ministro Gasparri ogni tanto pensa al numero 66 che lo preoccupa fin dai
giorni del suo insediamento, ma temporeggia nel prendere decisioni
repressive perché bene sa che ogni mossa in questo senso vedrebbe sul banco
degli imputati alcuni soggetti a rispondere in solido dei danni arrecati ai
vari titolari delle imprese minori che non hanno potuto far fronte a due
richieste ingiustificate per loro insostenibili economicamente. (M.A.)
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