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Un caso che dimostra i danni che la congerie di leggi emanate dalla 223/90 in
poi - di difficile interpretazione anche per gli esperti - ci viene segnalato
dallo Studio De Santis di Roma.
La parte finale dell'articolo che chiama le emittenti a raccolta conferma la
linea che il Conna ha da tempo adottato.
NEL SEQUESTRO PENALE DEGLI IMPIANTI RADIO TELEVISIVI.
SI USANO LEGGI CON INTERPRETAZIONI PERSONALIZZATE
Il PM della Procura della Repubblica di Roma emette una ordinanza (21 ottobre
2003) di sequestro degli impianti radio televisivi di una "antica" emittente
di Ostia e ordina di smontare apparati e traliccio.
Ma il bello è nella motivazione. La legge Mammì, dice, è la legge base che
abilita le società operanti nel settore radio televisivo a trasmettere in
attesa di definitivo riordino con l'approvazione del PIANO DI ASSEGNAZIONE
DELLE FREQUENZE (quel piano inesistente che noi avvocati da molto tempo
denunciamo perché mai realizzato (o applicato) dal Ministero delle poste - e a
conferma consultare la legge 122 del 30 aprile 1998 art. 1 commi 4 e 7 che
testualmente recitano:"In attesa dell'adozione del Piano nazionale di
assegnazione delle frequenze..." (Piani, se comprendiamo anche quello delle
televisioni ndr).
Con la legge 249/90 (? non meglio identificata ndr) si chiedeva alle emittenti
di avanzare domanda di concessione per continuare ad esercitare la
radiodiffusione quando l'art.34 della legge (e mai è stata superata) 223/90
comma 5 lo vietava. Chiaro abuso di diritto e violazione di legge del
Ministero operante denunciato in tutti i modi da associazioni che se ne sono
fatto carico.
Da ultimo il D.M. 19.04.2000 che intitola: Disciplina per il rilascio delle
Concessioni ecc... pertanto... ordina il sequestro....
Ma questo non basta... e la palese violazione alla legge da parte del
Ministero rende orbi anche i giudici che emettono provvedimenti di sequestro
molto gravi e importanti per la vita antefatta dell'emittente e la demolisce
in un secondo con l'emissione di un SEQUESTRO PENALE. Di chi è la regia? Chi
potrà prendere provvedimenti idonei che cancellino queste aberrazioni (secondo
noi) di diritto?
Credo solo la Corte di Giustizia europea se nel frattempo giudici italiani
attenti e scrupolosi non porranno fine a tutti gli abusi perpetrati a torto
contro le emittenti locali che sono troppe per cedere: esse devono rendersi
conto che insieme costituiscono una forza fino ad oggi sottovalutata anche da
loro stesse.
Avv. Enrico De Santis
Studio De Santis Roma:
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